Con il termine inchiostro si indica una sostanza liquida pigmentata che viene utilizzata per attività quali scrivere, disegnare e stampare. Esistono molteplici varianti di inchiostri, ognuna idonea ad una specifica destinazione d’uso.
Nonostante la grandissima varietà di inchiostri presenti sul commercio, tutti sono formati da due componenti principali: il pigmento, che sarebbe la sostanza che conferisce il colore, e un liquido “solvente”, ovvero in cui viene sciolto il pigmento.
L’inchiostro ha origini antichissime, risalenti addirittura al terzo millennio a.C.. Ci riferiamo ai famosi inchiostri di china, composti da sostanze come il nerofumo, la gomma arabica, la colla e i sali metallici, che li rendevano molto duraturi nel tempo. Per questo motivo oggi abbiamo la fortuna di poter consultare, anche se solo virtualmente, molto opere antiche, come ad esempio i manoscritti risalenti al periodo medievale che venivano rigorosamente copiati e trascritti a mano.
I primi esemplari di inchiostri colorati risalgono all’epoca classica e medievale: questi venivano utilizzati soprattutto in quattro gradazioni di colore: rosso, oro, argento e turchese; infatti si può facilmente notare che i codici antichi sono pieni di miniature e decorazioni effettuate con questi preziosi inchiostri, al punto da renderli delle vere e proprie opere d’arte.
Con l’invenzione della stampa ci fu una vera e propria svolta nell’utilizzo dell’inchiostro, ma le modalità dio utilizzo di quest’ultimo furono differenti in base alla collocazione geografica: in Oriente venivano utilizzati inchiostri a “base acquosa” e per stampare bastava premere le tavole di legno con i caratteri sulla carta; in Occidente invece vennero prediletti inchiostri a “base oleosa” che sfruttavano presse meccaniche in legno.
La più grande innovazione nella storia della circolazione dei testi risale al 1450, quando il tipografo tedesco Gutenmberg inventò i caratteri mobili per la stampa: anch’egli utilizzò degli inchiostri a base oleosa che resero le prime stampe, che precisiamo venivano effettuate con caratteri mobili in metallo (non più in legno quindi), molto precise e definite.
Di tipologie di inchiostro ne esistono davvero tante, ma per aiutarvi meglio nella scelta, possiamo iniziare dividendoli in tre macro-categorie principali:
- inchiostri per scrittura e da disegno
- inchiostri da stampa
- inchiostri copiativi
Anche la gradazione di colore che costituisce una determinata tipologia di inchiostro ci può indirizzare sull’uso a cui esso è destinato. Ad esempio sappiamo che tutti gli inchiostri di colori diversi dal nero sono a base di coloranti artificiali, ma per disegnare l’inchiostro di china è il più indicato ed utilizzato.
Gli inchiostri da disegno devono in primo luogo essere resistenti all’acqua. Essi sono formati formati da una miscela di tre elementi: solfato ferroso, acido gallico e tannino. Quest’ultimo è quasi incolore al momento della stesura sul foglio di carta, ma una volta asciugato si innesca un processo di ossidazione che conferisce un colore nero e lucido.
Ad una mano inesperta la scrittura o il disegno con l’inchiostro, senza l’ausilio di una penna (come vedremo più avanti), potrebbe risultare piuttosto difficile, per questo motivo, per aiutare chi scrive o disegna a vedere la traccia dell’inchiostro prima dell’ossidazione, vengono utilizzati dei coloranti a base di anilina, di solito di colore blu.
Ne esistono circa una ventina (se parliamo di inchiostri idro-resistenti), mentre nel caso di quelli non impermeabili la scelta si allarga ancora di più.
- Gli inchiostri non idro-resistenti una volta stesi sulla carta creano un effetto molto simile a quello di un dipinto ad acquerello, con tonalità opache. Tendono a penetrare di più nel foglio di carta, pertanto non sono particolarmente indicati per la scrittura.
Certo che si, soprattutto se avete in mente di disegnare o scrivere con inchiostro e pennello, senza l’utilizzo di una penna; la tipologia di carta che andrete a scegliere non dovrà mai essere troppo sottile, altrimenti rischiereste che assorba troppo il vostro inchiostro, creando chiazze di colore sul foglio.
Allora possiamo dire che entrambe le tipologie, soprattutto in epoche più antiche, erano costituite dal nerofumo, che come abbiamo visto costituiva gli antichissimi inchiostri di china. L’unica differenza sta nel fatto che per la stampa vennero aggiunti vernici o oli di semi.
A partire dalla fine del Settecento il campo degli inchiostri da stampa si fece molto più vasto, con l’aggiunta di nuove pigmentazioni, di vernici con viscosità diverse e altri elementi che incidevano sulla velocità di fissaggio sulla carta.
Gli inchiostri da stampa si dividono in due categorie:
- inchiostri grassi
- inchiostri liquidi
Gli inchiostri grassi vengono utilizzati per la stampa serigrafica, tipografica e offset, mentre quelli liquidi per la stampa flessografica, ovvero quella utilizzata per la stampa dei quotidiani, che avviene attraverso delle macchine “rotative“; in passato le vernici viscose vennero sostituite da oli minerali, oggi invece si tratta di un procedimento più complesso, in cui la stampa avviene per mezzo di una miscela di pigmenti, leganti, seccativi eccetera.
Sicuramente la velocità: i quotidiani richiedono una stampa che per ovvi motivi deve essere molto rapida, per questo motivo oggi sono stati introdotti i cosiddetti inchiostri “heat setche” che reagiscono al calore fissandosi sulla carta molto velocemente.
La stampa offset si differenzia da quelle di cui vi abbiamo parlato per le caratteristiche intrinseche all’inchiostro stesso: rispetto a quella quella rotativa o flessigrafica propria dei quotidiani, l’inchiostro utilizzato per questa particolare tipologia di stampa è costituito da una resina acrilica viscosa, che si fissa sulla carta per mezzo dei raggi ultravioletti. Infine c’è un’ulteriore sotto categoria di inchiostri da stampa: ci riferiamo agli inchiostri fosforescenti, utilizzati per stampare manifesti e francobolli.
Sono, per dirlo in parole semplici, quelli utilizzati per le fotocopiatrici: gli inchiostri copiativi fanno parte della più grande famiglia di quelli a stampa e possono a loro volta essere suddivisi in due sottocategorie: gli inchiostri ectografici e gli inchiostri mimeografici.
- L’inchiostro ectografico è composto da una miscela di colorante, glicerina o alcol.
- L’inchiostro mimeografico è formato invece dal classico nerofumo miscelato ad un legante di olio minerale. da ufficio utilizzano due generi di inchiostro.
Oltre agli inchiostri copiativi va precisato che vi sono modelli di stampanti e fotocopiatrici che funzionano per mezzo dei toner o della carta termosensibile.
[/su_note]I primi esemplari di penne rudimentali risalgono al VI secolo d.C.: ci riferiamo al calamo, ovvero alle penne di alcuni volatili che venivano prima fatte essiccare, poi intagliate, per essere utilizzate come strumento di scrittura. Verso il XVIII secolo il calamo venne progressivamente sostituito da materiali come il corno o il guscio di tartaruga, per arrivare infine all’acciaio.
A fine Ottocento l’americano Lewis Waterman fu il primo ad inventare una penna stilografica contenente al suo interno un serbatoio per l’inchiostro. Fu una vera e propria rivoluzione nel mondo della scrittura, almeno fino a quando, intorno agli anni ’40, vennero inventate le penne a sfera.
Davvero tantissimi: oltre alle intramontabili stilografiche abbiamo le penne a sfera, a fibra, le rollerball, i pennarelli e persino le penne digitali.
Certo che si, anche se più che altro potremmo definirle come un oggetto di pregio, da collezione o destinato ad un uso “professionale“.
Le penne stilografiche si servono di inchiostro liquido che fuoriesce da un pennino, scorrendo attraverso un piccolo condotto che si trova all’interno del rivestimento della penna. Bisogna avere una certa manualità per scrivere correttamente con una penna stilografica, dal momento che l’inchiostro fuoriuscirà da una fessura davvero molto sottile posta sul pennino, che è in metallo ( ma anche in oro per gli esemplari di lusso).
Le penne stilografiche possono essere sia con serbatoio monouso che ricaricabile. Queste ultime sfruttano un meccanismo per cui si potranno “aspirare” i residui di inchiostro attraverso il pennino e riempire il serbatoio con il nuovo. Per quelle monouso invece andrà sostituito ogni volta il serbatoio, motivo per cui oggi sono quasi introvabili.
Nel 1938 nasce quella che oggi potremmo definire la penna più utilizzata al mondo: la penna a sfera. Questa è anche conosciuta come “biro” dal omonimo inventore ungherese László Biró.
Le prime biro non erano particolarmente scorrevoli a causa del loro inchiostro, troppo viscoso e oleoso allo stesso tempo. Per questo motivo erano frequenti le sbavature sul foglio, ma erano sempre più pratiche delle stilografiche, sia perché l’inchiostro risultava indelebile, sia per la versatilità delle superfici su cui potevano essere utilizzate.
Le penne a sfera o “biro” vengono così chiamate perché in punta presentano appunto una minuscola sfera rotante, di un diametro compreso tra 0,5 e 1,2 millimetri, fatta in ottone, acciaio o carburo di tungsteno. Rispetto alle stilografiche l’asciugatura dell’inchiostro è pressoché immediata ed esistono innumerevoli pigmentazioni diverse.
Una rollerball pen potrebbe essere definita come la cugina delle più comuni biro: la differenza sta nell’inchiostro, che in questa tipologia di penne è liquido “a base acquosa” o in gel. Ciò determinerà lo scorrere della penna su carta in modo davvero molto fluido, creando inoltre un effetto vellutato, potremmo dire quasi opaco.
Entrambe. Di solito le troviamo in colori sgargianti, metallici, neon o dai toni pastello, ma ovviamente esistono anche in blu e nero. Vengono usate soprattutto per scopi artistici, dal momento che sui fogli di carta creano un effetto che potremmo quasi definire “denso“, ideale per effettuare simpatiche decorazioni. Inoltre essendo l’inchiostro in gel appunto denso ed opaco si presta molto all’uso su superfici scure, creando un effetto davvero molto di impatto, più di qualsiasi altro pennarello.
Negli anni ’60: fu una vera e propria rivoluzione ad opera del giapponese Yukio Horie, che inventa questo nuovo tipo di penna per facilitare la scrittura dei caratteri giapponesi, per i quali fino ad allora si utilizzavano dei lunghi pennelli. Non sapeva che nel giro di pochi anni i pennarelli sarebbe stati utilizzati dai bambini di tutto il mondo per creare disegni dai colori variopinti, nonché, ovviamente dagli adulti del settore “calligrafico” e artistico in generale.
I pennarelli hanno una punta in fibra di nylon che conferisce loro un aspetto poroso. A seconda dello spessore del materiale fibroso possono essere utilizzati per scrivere o colorare e, nel caso dei famosi evidenziatori (chi è studente lo sa bene!) per “marcare” le parti più importanti di un libro o di un testo in generale.
E’un inchiostro presente nei pennarelli per i bambini che, come suggerisce il termine stesso, è lavabile e non macchia i tessuti. Tra le tante tipologie di pennarelli fatte con inchiostro non permanente ci sono quelli utilizzati su delle lavagne bianche su cui si può scrivere e cancellare all’infinito.
Sono l’esatto contrario di quelli non permanenti, quindi non dovrebbero mai finire nella mani dei bambini. Vengono utilizzati soprattutto per scrivere su buste postali e altri imballaggi, ma anche per esempio sui cd-rom o sulla plastica in generale.
Possiamo definire le penne digitali come uno strumento elettronico che viene sempre più utilizzato in ambito lavorativo da grafici, designer ed architetti ( ma anche da semplici appassionati ovviamente!).
Le penne digitali hanno le sembianze di una sottile penna con la punta arrotondata, rivestita da una semi sfera in gomma, utilizzata sia per sfruttare al meglio i dispositivi touch screen senza l’utilizzo delle dita, sia per disegnare su apposite tavolette digitali creando direttamente dei file sul pc (per quest’ultime la punta è più simile a quella di una matita o di un pennarello vero e proprio.) A seconda dell’utilizzo e del modello possono essere strumenti o molto economici o particolarmente costosi.
Se siete alla ricerca di flaconcini di inchiostro, sia che si tratti di inchiostro liquido, ad acqua, oleoso eccetera, sia che vogliate usarlo con il pennello, il tiralinee o il pennino di una stilografica, le marche più ricorrenti sono: Winsor & Newton, Liquitex, Hetrone, Rorher & Klingner, Pelikan ed Ecoline.
Nella tabella che segue vi indicheremo i relativi prezzi medi suddivisi per le suddette marche:
MARCHE | PREZZI MEDI (SINGOLO-SET) |
---|---|
Windsor&Newton | da 5 a 30 euro |
Liquitex | da 8 a 37 euro |
Hethrone | da 18 a 20 euro |
Rohrer&Klingner | da 8 a 19 euro |
Pelikan | da 4 a 26 euro |
Ecoline | da 4 a 35 euro |
Per quanto riguarda il settore delle penne stilografiche, sia con serbatoio monouso che ricaricabile, vi sono marche davvero molto apprezzate dagli appassionati del settore, con prezzi che variano anche di molto a seconda del valore e del pregio dei materiali con cui la penna è realizzata.
Le marche di penne stilografiche più famose sono Faber-Castell, Wordsworth&Black, Rotring, Parker, Montblanc, Caran d’Ache, Montegrappa, Pelican, Waterman e davvero molte altre.
Questa è una tabella riassuntiva dei prezzi delle stilografiche che vi abbiamo appena nominato, alcune dai prezzi davvero esorbitanti, ma si tratta di veri oggetti da collezione:
MARCHE | PREZZI |
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Wordsworth&Black | 20-60 euro |
Faber-Castell | 6-6000 euro |
Rotring | 13-50 euro |
Parker | 10-150 euro |
MontBlanc | 130-12.000 euro |
Caran d’Ache | 40-2.500 euro |
Montegrappa | 80-2.500 euro |
Pelikan | 18-580 euro |
Waterman | 20-700 euro |
Per quanto riguarda le più comuni penne a sfera, le biro per intenderci, quelle rollerball e in gel e per i pennarelli a fibra, il discorso prezzi cambia molto, essendo strumenti di cancelleria di uso comune a casa, scuola e in ufficio. Molte delle marche che vi abbiamo nominato per gli inchiostri liquidi e le stilografiche producono questo tipo di penne e pennarelli che potremmo definire low-cost, ma ovviamente esistono anche penne a sfera di lusso. Bic, Stabilo, Faber-Castell, Giotto, Staedtler, Crayola sono alcune delle ricorrenti e tutte producono articoli per scrittura e disegna appartenenti ad una fascia di prezzo economica, che parte da pochi euro per arrivare sui 30-40 euro per i set più grandi.
Beh, diciamo che rappresentano una categoria a se rispetto alle penne e ai pennarelli di cui vi abbiamo parlato finora, trattandosi di un prodotto hi-tech, più che di cancelleria. A seconda che si tratti di un pennino da utilizzare come strumento di navigazione su smarthphone e tablet, o che sia un dispositivo professionale, abbinato ad una tavoletta grafica, i prezzi variano molto.